Il tempo è diventato il vero valore percepito.
- Marco Gasparri
- 20 mag
- Tempo di lettura: 3 min
(Ma chi lavora bene può ancora vincere. Ecco come.)
Una volta si diceva: “Chi più spende, meno spende. ”Era una frase da nonni, ma funzionava: compra bene una volta, e stai a posto. Oggi invece si dice: “Ordinato stamattina, arriva stasera!” E se arriva domani… tragedia. Commento negativo. Il tempo è diventato il vero valore percepito.
Ma è un valore fragile, effimero, sbilanciato.
Perché abbiamo confuso la velocità con la qualità, l’immediatezza con la competenza. E ci stiamo perdendo per strada il senso di ciò che conta davvero.
Viviamo nell’era della gratificazione istantanea. Vogliamo tutto, subito. E se ci vuole tempo, pensiamo che ci stiano prendendo in giro. Anche quando stiamo per acquistare qualcosa di serio, che richiederebbe cura, attenzione, competenza. Il marketing moderno ci ha rieducati a desiderare la velocità, non la qualità. E il risultato è questo:
preferiamo un mobile Fai da Te “oggi” a un falegname in tre settimane
scegliamo il preventivo più veloce, non quello più preciso
ci facciamo attrarre da chi promette tutto… e mantiene poco

La dittatura dell’“adesso”
Viviamo in una cultura che ha fatto della fretta un criterio di acquisto. Siamo stati educati (male) a pensare che, se qualcosa arriva subito, vale di più. Che se un servizio è disponibile ora, è anche buono. Che se un preventivo ti arriva in 10 minuti, allora è affidabile.
Il marketing ha spinto su questo acceleratore. Amazon, Glovo, le promesse da landing page: tutto, ora, subito. Persino i corsi di formazione si vendono con lo slogan “diventa esperto in 3 ore”. Ma esperto di cosa, di clic?
Intanto chi lavora con attenzione, precisione, competenza…rischia di sembrare lento, caro, complicato. Mentre in realtà sta solo facendo le cose come si devono fare. Il paradosso della qualità
La qualità non si improvvisa. Non si stampa in giornata. Non si spedisce in 24 ore. Richiede tempo, confronto, scelta dei materiali, progettazione. Ma il mercato, quello “veloce”, tutto questo non lo spiega. E il cliente non lo sa. O se lo dimentica. Chi lavora bene, oggi, spesso si trova davanti a questo bivio:
competere sulla velocità e sui prezzi, snaturando il proprio lavoro
o rischiare di sparire, perché “gli altri sono più rapidi”
Ma c’è una terza via. E si chiama marketing della qualità.
Ma chi lavora bene — e sa di non poter competere su velocità o prezzo — cosa dovrebbe fare?
1. Racconta il tuo valore (prima del tuo prodotto).
La gente non sa cosa c’è dietro un lavoro ben fatto. Faglielo vedere. Spiegaglielo. Mostra le fasi, la cura, il dettaglio. Se ci metti 4 giorni invece di 1, spiega perché quei 3 giorni fanno la differenza.
2. Non vendere il tuo tempo: vendi il risultato.
Non dire “ci metto due settimane”. Dì: “tra due settimane avrai una cosa che funziona, dura e non ti dà problemi.” Non è una scusa: è una promessa solida.
3. Sfrutta la lentezza come leva di fiducia.
Oggi è pieno di “subito disponibili”. Ma spesso sono anche subito da buttare. Se sei uno dei pochi che ci mette testa e mano, usalo come differenziale competitivo. Non dire “mi dispiace se ci vuole tempo”. Dì: “ci vuole tempo, proprio perché lo faccio come si deve.”
4. Cura il servizio almeno quanto il prodotto. Non basta essere bravi. Bisogna anche essere chiari, presenti, affidabili. Chi compra è disposto ad aspettare, ma solo se si sente seguito. Una telefonata in più, una spiegazione, una foto del lavoro in corso… e la percezione cambia. E infine: educa il tuo cliente. Non con la presunzione, ma con pazienza. Aiutalo a capire che dietro una buona riuscita c’è un processo. E che, nel mondo del tutto-subito-low-cost, chi lavora bene è diventato un lusso. E il lusso, si paga. Chi fa le cose con cura oggi si sente fuori tempo. Ma non è fuori tempo. È fuori moda. E come tutte le cose fuori moda…prima o poi, torna ad essere desiderato.
Ma solo se ha saputo restare visibile. Raccontarsi. Farsi scegliere. Non urlando. Ma spiegando.
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