Grosseto, il mare che non si vede e neppure si vende
- Marco Gasparri
- 21 ott
- Tempo di lettura: 3 min
(Visioni per una nuova idea di marketing territoriale)
Qualche anno fa, durante una campagna elettorale, spuntò uno slogan che fece discutere parecchio: “Grosseto città di mare”. C’era chi rise, chi polemizzò, chi lo prese come uno sfottò. In molti lo giudicarono esagerato. Eppure, al netto del contesto politico, quello slogan aveva centrato un nervo scoperto: Grosseto il mare ce l’ha, eccome. Solo che non lo vive e non lo racconta.
Basta fare un esperimento semplice: ci si mette in macchina dal cartello “Grosseto” e in appena sette minuti si è davanti al cartello “Marina di Grosseto”. Sette minuti. Eppure, per la maggior parte dei grossetani, il mare sembra lontano, quasi estraneo. Lo viviamo come fosse “altro”, una parentesi estiva, una frazione separata dalla città.
Il paradosso si capisce bene quando ti sposti fuori: a Siena o ad Arezzo, appena dici che sei di Grosseto, la risposta è sempre la stessa: “Beati voi che avete il mare!”. Loro lo percepiscono come un privilegio, noi come un accessorio stagionale. Il problema, dunque, è tutto di narrazione: Grosseto continua a considerarsi e a comunicarsi come città d’entroterra, al pari di Siena o Arezzo, ma senza avere la loro forza culturale o storica. Così restiamo in mezzo, senza una vera identità: né città di mare, né città d’entroterra con un brand forte; né carne, né pesce. Essere davvero “città di mare” non significa stampare uno slogan sui manifesti. Significa che il mare diventa parte integrante della vita quotidiana, della comunicazione, dell’economia. Significa che Marina e Principina non sono viste come località stagionali ma come quartieri veri e propri, con servizi, collegamenti rapidi e continui, eventi e attività tutto l’anno. Significa che se un turista arriva a Grosseto in pieno novembre non trova il mare spento e desolato, ma un luogo vivo che offre sport, passeggiate, ristorazione, iniziative culturali. Il problema di fondo è che Grosseto si è abituata a pensarsi chiusa dentro le mura e a concentrarsi sui problemi del centro storico. Forse però il suo futuro sta anche fuori! Nella pineta, nella costa, nel porto. Perché il mare non è solo spiaggia: è qualità della vita, è benessere, è un biglietto da visita per attrarre turismo, investimenti, residenze. È un elemento unico che poche città possono vantare.

Se iniziassimo a viverlo così, i vantaggi sarebbero immediati. Il turismo non sarebbe concentrato in due mesi, ma distribuito lungo tutto l’anno. L’economia cittadina respirerebbe di più: affitti brevi, ristoranti, B&B, attività sportive, cultura. I cittadini stessi avrebbero una qualità di vita più alta e una ragione d’orgoglio in più. E soprattutto, Grosseto troverebbe un posizionamento chiaro: una città (con tutti i servizi di una città!) con il mare a sette minuti dal centro. Quando si promuove Grosseto, il mare deve esserci sempre: nei siti istituzionali, nei materiali turistici, negli eventi. Non si può continuare a separare il centro storico dalla costa. La vera forza è nel racconto di un’unica identità: una città con le mura e che ha il mare a due passi. Lo slogan “Grosseto città di mare” fece sorridere e discutere, ma la sostanza resta: abbiamo il mare e non lo vediamo. Continuiamo a trattarlo come se fosse un’aggiunta estiva, quando invece potrebbe essere il cuore di una nuova narrazione. In fondo, non si tratta di inventare niente. Si tratta solo di accorgerci che il mare c’è, che è vicino, e che tutti ce lo invidiano. Allora sì, quello slogan smetterà di sembrare una battuta. E diventerà, finalmente, la verità.





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