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Il capitalismo della sorveglianza: il vero prezzo delle app gratuite

Quando scarichiamo un’app gratuita, ci sembra di aver fatto una scelta intelligente. “È gratis, che vuoi che sia?” E dopo due secondi siamo già pronti a usarla. Poi arriva il momento delle autorizzazioni: “Vuoi condividere la posizione?” “Vuoi permettere il tracciamento?” “Vuoi concedere l’accesso ai tuoi dati?”

E noi, senza nemmeno pensarci, clicchiamo Consenti. Lo facciamo per comodità, per fretta, per abitudine. Ma quel tap non è un dettaglio tecnico: è il vero prezzo. Perché una verità semplice e scomoda dobbiamo ricordarcela sempre: nulla è gratis. Nel marketing se qualcosa è gratis significa che il prodotto sei tu. Se non paghiamo in denaro, paghiamo in dati.

E quei dati, di solito, non restano nell’app che li ha raccolti. Iniziano un viaggio che non vediamo: dallo sviluppatore ai partner, dai partner ai partner dei partner… fino ad arrivare a società dall’altra parte del mondo, spesso in Paesi dove la privacy è molto più “elastica”. A volte veri e propri paradisi fiscali, dove i dati vengono acquistati, aggregati, impacchettati e rivenduti come una merce preziosa.

Gli esempi reali non mancano. Muslim Pro, un’app di preghiera scaricata da milioni di persone, ha venduto la posizione degli utenti a un’azienda che collaborava con il Dipartimento della Difesa americano. Life360, l’app che molte famiglie usano per sapere dove sono i figli, registrava spostamenti precisissimi e li rivendeva a una vasta rete di intermediari. Alcuni sistemi musicali dei negozi riconoscono gli smartphone che entrano, quanto restano e se tornano, così da tracciare i comportamenti dei clienti.

Perfino le app meteo, quelle che dovrebbero soltanto dire se domani piove, sono state trovate a raccogliere la geolocalizzazione giorno e notte, anche quando l’app è chiusa, per poi rivenderla ad aziende estere.

E per capire quanto questo tracciamento sia preciso, basta fare un esempio concreto.

Scarichi un’app gratuita del meteo. Accetti la posizione. Da quel momento registra tutto:

– alle 7:14 sei sempre nello stesso punto quindi a casa – alle 8:03 ti sposti sempre verso un altro punto, probabilmente lavoro – alle 13:10 sei nello stesso bar – alle 18:30 arrivi in palestra → abitudine – il sabato sei in un centro commerciale una volta al mese entri in una clinica specifica

Presi singolarmente sembrano dettagli. Insieme diventano una radiografia perfetta della tua vita quotidiana. Ed è proprio questa radiografia che viene venduta. Magari finisce in server a Singapore o alle Cayman, dove i dati vengono rivenduti più volte.

E spesso, nel pacchetto, finisce anche il tuo numero di telefono: e dopo qualche giorno iniziano a comparire telefonate commerciali indesiderate, offerte assurde, spam e anche truffe!

 Il capitalismo della sorveglianza
Shoshana Zuboff autrice de Il capitalismo della sorveglianza

Non è magia: è quel “Consenti”.

A questo punto una domanda è inevitabile: Ma sanno chi sono davvero?

Ufficialmente no: i dati vengono dichiarati “anonimi”. Nella pratica, sì. Perché basta incrociare due informazioni e potrebbe essere facile risalire alla tua identità. Tutto il resto completa il profilo: abitudini, routine, spostamenti, fragilità, interessi, stato di salute. Non serve sapere come ti chiami: basta osservare come ti muovi.

Questa dinamica è esattamente ciò che Shoshana Zuboff definisce Il capitalismo della sorveglianza: un sistema in cui noi non siamo clienti, ma materia prima. I nostri dati diventano la base di un’economia enorme che vive della nostra disattenzione digitale.

Non ci controllano perché siamo importanti. Ci controllano perché siamo preziosi. E finché continueremo a cliccare “Consenti” senza pensarci, resteremo una merce perfetta da catalogare e rivendere.

La tecnologia non è il problema. Il problema è la leggerezza con cui regaliamo i nostri dati come fossero niente. E invece valgono moltissimo.

La prossima volta che un’app ti chiede la posizione, non devi dire sempre di no. Devi solo ricordarti che quel tap ha un valore enorme. E molto spesso, non per te.



© 2023 - Marketing Antipatico - Marco Gasparri Consulente Marketing - (+39) 347 9729834 - info@marketingantipatico.com

25 anni di esperienza nell'ambito della consulenza marketing in tutto il centro Italia. Attivo in Toscana (Siena, Arezzo, Grosseto, Lucca, Livorno, Firenze), Umbria (Perugia, Terni), Lazio (Viterbo), Liguria (La Spezia). Altre info su: www.kalimero.it

 

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